Brunello di Montalcino DOCG Riserva 2016, Biondi Santi

Abbiamo assaggiato in anteprima rispetto alla sua messa in commercio -prevista per il marzo 2023- il Brunello di Montalcino Riserva 2016, ovvero l’etichetta che rappresenta il vertice della produzione aziendale. 

Un vino significativo anche dal punto di vista simbolico, perché segna il passaggio di proprietà della storica cantina dalla famiglia Biondi Santi a EPI, un grande gruppo indipendente francese che in ambito vinicolo aveva già acquisito proprietà in Champagne e in Rodano. Nel caso specifico, la nuova gestione ha lavorato in autonomia sulla selezione dei mosti destinati a dare vita alla Riserva.  

La vendemmia 2016 è la quarantaduesima Riserva prodotta da Biondi Santi dal 1888 a oggi, perché solo le annate che portano l’eccellenza nel dna potranno dare luce a questo vino. 

La Riserva deve infatti garantire grande complessità, le note saline tipiche del Greppo e una quota di tannini che possa accompagnare il vino a lungo nel tempo, oltre a una persistenza aromatica fuori dal comune. 

L’assaggio di oggi regala al naso note di cipria e gelatina di lampone, un tocco di cuoio ma soprattutto evoca a chi scrive il mélange du trappeur, un sale marino tipico del Québec aromatizzato con zucchero d’acero, verdure disidratate e spezie, tra cui pepe nero, peperoncino e soprattutto coriandolo, che evoca quel tocco agrumato così tipico in questi vini. 

L’assaggio prematuro sorprende per il grande equilibrio già raggiunto dal sorso, dove la consistenza appoggia sulla morbidezza, quasi un lieve tocco glicerico tipico dell’opulenza di certi vini, evidenziando tannini vigorosi ma già integrati. Accenna appena un’eco di legno, ma il finale è tutto preda di una deliziosa sapidità dolce e agrumata.

Sulla tavola chiama un accostamento importante: potrebbe essere il momento giusto per cimentarsi con un tournedos alla Rossini.