Cinquantesimo capitolo del nostro romanzo a puntate dedicato alla vita e alla formazione enologica di un lavoratore e bevitore
Zeno Raboso andava verso la cinquantina, come la maggior parte dei suoi amici. In diversi della sua compagnia erano rimasti single o, come lui, avevano trovato l'altra metà ben oltre i quarant'anni compiuti. In pochi si erano sposati e in pochissimi avevano messo su famiglia dando al mondo dei figli.
Zeno conviveva con Ester da due anni e stavano bene così. Non affrontavano mai l'argomento "matrimonio". Forse si sentivano troppo adulti per un evento che nella vita immaginavano legato più ai trentenni che a quelli della loro età. E poi il matrimonio era davvero impegnativo, in tutti i sensi, anche sul versante economico. Organizzarlo richiedeva risorse, tempo e fatica e, anche in campagna, il matrimonio stava sempre più diventando un fenomeno di costume che sembrava ormai riguardare solo i vip e le famiglie reali. Che poi chissà se lo facevano più per business che per amore, vabbè. Anche l'album di nozze dei suoi genitori, che da piccolo Zeno si divertiva a sfogliare, era sparito dalla circolazione. Era un trend sempre più evidente, le nuove generazioni preferivano largamente una laica convivenza piuttosto di un matrimonio in chiesa con tutto lo stuolo di invitati.
Due amici di Zeno, che lavorano nel business dei matrimoni, negli ultimi anni avevano dovuto reinventarsi professionalmente perché c'erano sempre meno clienti. Uno era fotografo e l'altro aveva un negozio per le liste di nozze. Con il calo drastico dei matrimoni praticamente non lavoravano più, però avevano avuto il coraggio e la fantasia di avviare insieme una nuova attività. Erano diventati viticoltori sfruttando dei vecchi vigneti di famiglia e creando un'originale linea di vini, che avevano denominato, quasi per nemesi, Connubio. Segno tangibile dei nuovi tempi, il vino era molto più in voga dei matrimoni e i due amici di Zeno erano riusciti a reinserirsi stabilmente nel mondo del lavoro, ovviamente finché business non li separi.
Zeno era a casa e stava aspettando che rientrasse Ester. Nel frattempo aveva aperto una bottiglia di vermentino bianco toscano che, con la sua freschezza e sapidità, gli ricordava il profumo del mare. Al lavoro era stata una giornata tranquilla, senza problemi, e ora Zeno si godeva pienamente la morbidezza di quel calice di vino bianco, mentre ascoltava alcuni brani dell'album Californication dei Red Hot Chili Peppers. Dopo poco rientrò Ester, con una busta in mano. Salutò Zeno con un sorriso e gli disse: "Ho trovato questa nella cassetta delle lettere, è indirizzata a noi due ed è scritta a mano, in modo molto elegante".
Quando la aprirono, scoprirono con grande sorpresa che si trattava di un invito a un matrimonio. Si sposava Filippo, un amico di infanzia di Zeno che si era trasferito poco più che ventenne negli Stati Uniti. Era andato ad Atlanta per uno stage nella mitica sede della Coca-Cola e da quella volta non era più tornato indietro. In realtà in Italia ci tornava tutte le estati per le vacanze, per trovare i suoi genitori e gli amici di una vita, tra i quali Zeno.
Filippo si sarebbe sposato a breve, mancava poco più di un mese alla data. La futura moglie era un'americana di Nashville, in Tennessee, che nessuno in paese aveva mai conosciuto né visto. Era una "notizia bomba", dal momento che, chiacchiere di paese, si vociferava che Filippo avesse addirittura un fidanzato.
Zeno era contento e meravigliato dell'invito, ma le sorprese non erano finite. Nella busta c'era anche un bigliettino con scritto per Zeno: "Amico mio, festeggeremo nella vecchia casa di campagna dei miei genitori, al vino pensaci tu, hai carta bianca, fammi fare bella figura con gli Americani!".
Zeno ed Ester si guardarono increduli e poi scoppiarono a ridere. Zeno si sentiva onorato dell'incarico ricevuto. Non ci pensò due volte e avviò una videochiamata oltreoceano a Filippo, sapendo che lì era primissimo pomeriggio. Dopo i convenevoli, felicitazioni e complimenti vari, passarono subito all'argomento vino. Filippo illustrò il programma dell'evento: ci sarebbero stati una sessantina di invitati per un matrimonio in stile campagnolo, tipo quelli dei contadini del dopo guerra, con una lunga tavolata unica all'aperto, nel cortile della vecchia casa colonica dov'era nato suo papà, con cani, gatti e galline che scorrazzano intorno. Il vino non sarebbe dovuto mancare, ma Filippo voleva anche qualità per i suoi ospiti americani e aveva deciso di affidarsi a Zeno perché negli ultimi anni anni aveva capito che, tra i suoi amici, era quello che ne sapeva di più in fatto di vini.
Nei giorni che seguirono Zeno si mise all'opera per la gestione del beverage: quali vini e in che quantità? DI sicuro era meglio ritrovarsi con bottiglie in avanzo piuttosto che ritrovarsi senza liquidi a un certo punto della festa. Cercando informazioni e consigli in giro, Zeno si imbatté sulla cosiddetta Costante di Regensburg: nel Cinquecento un tale Guglielmo da Ratisbona (che in tedesco si dice Regensburg), che era un abate e anche un matematico, aveva ricavato una costante numerica che, moltiplicata per il numero degli invitati a un evento, dava il numero di bottiglie necessarie a soddisfare la sete di tutti. La costante è 0,46511627906977 che, applicata ai sessanta invitati previsti da Filippo dava come risultato ventotto bottiglie. A Zeno sembrarono subito poche, rimase dubbioso per diversi istanti, poi pensò che quella costante scoperta nel cinquecento forse non rispecchiava una realtà peculiare come quella del Basso Piave. E poi, probabilmente, a quei tempi c'era meno disponibilità di vino. Dopo alcuni vertiginosi calcoli mentali, Zeno creò la sua costante, ribaltando decisamente i valori. Arrivò così a stabilire che il numero di bottiglie da procurare per un evento importante come il matrimonio doveva essere determinato dal numero dei commensali moltiplicato per la nuova costante 2,15.
E così, con centoventinove bottiglie, di cui sessantanove di prosecco, Zeno si sentiva finalmente pronto e sereno per il matrimonio del suo amico e per la sete degli Americani.
(continua)
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