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Immagine del redattoreAnita Croci

Vinifera, valore al territorio

Tra i nostri assaggi di questa edizione, la variabile sono i vitigni, tradizionali o PIWI; la costante è il valore del territorio come fondamento caratterizzante del prodotto vino.

Una rondine non fa primavera, ma Vinifera sì. A celebrare l’avvento della bella stagione non poteva mancare la quinta edizione della mostra mercato dedicata ai vini artigianali dell’arco alpino, che si è svolta presso Trento Fiere il 25 e 26 marzo: un’occasione imperdibile per degustare i vini di oltre 100 vignaioli e Artigiani del Cibo, espressione della produzione alpina italiana ed estera, e di poter acquistare direttamente i loro prodotti.

Non solo vino infatti: l’intento è mettere in evidenza l’aspetto agricolo di queste piccole e medie realtà artigianali biologiche e biodinamiche, autentici custodi del territorio, che in molti casi alla vitivinicoltura affiancano una produzione di frutta, ortaggi, miele, sementi, formaggi. Una diversificazione che cementa il legame con il proprio ambiente e ne valorizza le peculiarità, contribuendo a veicolarne le tradizioni.

Vinifera è anche cultura e sostenibilità: dagli eventi del Vinifera Forum, che hanno preso il via nel mese di febbraio con degustazioni, conferenze e visite guidate, all’iniziativa benefica di sostegno al Centro Antiviolenza – Associazione Coordinamento Donne Onlus di Trento, cui verrà devoluto l’intero ricavato della vendita del merchandising fieristico.

Tra i nostri assaggi segnaliamo il 99 S.ALT 2018 di Thomas Niedermayr, dalla prima vigna di Solaris piantata in Italia, intenso e di spessore; la croccante bevibilità dello stesso vitigno vinificato con metodo charmat da Filanda de Boron nel Lauro; la Nosiola 2020 di Klinger Winery, da un vigneto dove molti esemplari sfiorano i cento anni di età; tra i rossi, la soave profondità del Sassella 2019 di Terrazzi Alti e il Grill 2016 di Eredi Cobelli, un teroldego intenso e minerale.



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