Niente romanticismi soffusi o effetti calza da riviste patinate. Alda Merini ci ha trasmesso la libertà di un linguaggio realista, che con la parola illumina gli anfratti bui della vita
La guerra che da tempo ormai ci invade occhi e coscienze, per milioni di persone è una realtà concreta che ha preso possesso delle loro vite e non le restituirà mai uguali.
Alda Marini inizia la sua adolescenza sotto le bombe che distruggono Milano, nel 1943. Durante un coprifuoco aiuta la madre a partorire il fratello e quando riemergono dal rifugio, della loro casa sono rimaste solo macerie. Fuggono precipitose verso le risaie “perché le bombe non scoppiano nell’acqua” e per tre anni restano accampate in un cascinale a Vercelli. Poi, a guerra finita, il rientro a Milano, nella povertà assoluta, non solo materiale, di tutto quello che una tragedia così totalizzante si porta via.
Non è difficile immaginarne l’impatto su una bambina malinconica, poco compresa dai genitori e già segnata dall’ingombranza di una sensibilità enorme, che sarà croce e delizia di tutta la sua esistenza. La sofferenza non le risparmia nulla: l’amore per un marito incline più alla violenza che alla poesia e l’internamento manicomiale, attribuito a un disturbo bipolare, che rappresenterà la costante di una vita divisa tra la reclusione nei momenti bui della malattia e spiragli di salute mentale, che aprivano i cancelli a scorci di normalità.
L’incontro con poeti e critici letterari di rilievo nazionale le permette di colmare il vuoto degli studi incompiuti e il suo talento, riconosciuto da personalità come Montale e Pasolini, la porta a pubblicare poesie già dalla prima giovinezza. Scrivere è uno strumento catartico di redenzione della sofferenza: Alda è cristiana e vede nel dolore una forma di avvicinamento a Dio e nella poesia, dono del Cielo, una missione.
Il misticismo permea gran parte delle sue opere, al pari dell’eros. Un amore mistico e carnale, salvifico e maledetto, ma sempre sublimato dalla parola. La metafora poetica cede più volte il passo alla libertà di un linguaggio audace, moderno, che non teme di addentrarsi e rivelare gli “anfratti bui” dell’essere umano.
Le osterie A me piacciono gli anfratti bui delle osterie dormienti, dove la gente culmina nell’eccesso del canto, a me piacciono le cose bestemmiate e leggere, e i calici di vino profondi, dove la mente esulta, livello magico di pensiero […]
La poesia di Alda Merini è potente di un realismo crudo, caravaggesco. I riflettori che il Caravaggio accende sui piedi sporchi dei pellegrini o sulla mela ammaccata, si ritrovano nei versi della Merini: la luce della parola irrompe dalle tenebre dell’animo, investe l’oggetto poetico, qualunque esso sia, e lo dipinge palpitante di vita, senza filtri di forma o perbenismi. Il poeta possiede un dono e la sua parola è redenzione dell’umanità, al pari della misericordia divina.
Buon compleanno, piccola ape furibonda.
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