Nell’entroterra ligure alla scoperta di varietà inusuali
Massimo è un giovane produttore ligure. Del Ponente ligure, di Ranzo in val Arroscia, una valle stretta e tortuosa che da Albenga sale nell’entroterra verso il Piemonte e la Francia.
I genitori di Massimo sono storici ristoratori e non provengono dal mondo del vino anche se i suoi nonni producevano vino per consumo famigliare, come un po’ tutti in quelle zone. Al ritorno dal servizio militare, Massimo decide di iniziare a lavorare la vigna e a vinificare in modo professionale; la prima vendemmia è quella del 1996.
Massimo è una persona curiosa e, grazie anche ad alcuni parenti che risiedono in Francia, si incuriosisce ai vitigni francesi del Rodano: Grenache e Syrah. Ma in Liguria non possono essere piantarli in quanto le normative non li contemplano tra i vitigni autorizzati alla coltivazione. Con perseveranza riesce a farsi autorizzare un vigneto sperimentale con lo scopo di verificare se le condizioni ambientali consentissero la coltivazione. I risultati sono buoni e così la Regione Liguria li inserisce tra i vitigni autorizzati.
Ecco quindi come, nelle sue vigne, oggi convivono i vitigni classici del territorio, Vermentino e Pigato innanzitutto, poi il Rossese, insieme a vitigni internazionali. Il Viognier e la Roussanne, a bacca bianca, e la Granaccia, il Syrah, il Merlot e il Cabernet Sauvignon a bacca rossa.
La val Arroscia è caratterizzata dalla costante presenza del vento che, al mattino sale dal mare, e nel pomeriggio cambia direzione e spira dalla montagna. Questo consente un numero limitatissimo di interventi per combattere le malattie fungine. Nessun intervento di diserbo viene effettuato nei 7 ettari vitati e posti ad un’altitudine variabile tra i 150 e i 400 metri s.l.m. La produzione è di circa 40.000 bottiglie che, nelle speranze e nelle ambizioni di Massimo, potrebbe arrivare, in un futuro a 50.000; non oltre in quanto le strutture, già ridotte, non lo consentirebbero.
I vini sono tutti dotati di buona sapidità, equilibrio e grande piacevolezza.
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