Come la distribuzione, croce e delizia di ogni produttore, si è adattata ai nuovi scenari di mercato.
Abbiamo fatto il punto con Luca Cuzziol, presidente di Società Excellence (associazione che riunisce 18 tra le principali realtà italiane che operano nel campo della distribuzione vitivinicola della massima qualità) nonché amministratore unico di Cuzziol Grandivini.
Come è cambiato il consumo del vino e la distribuzione dal 2019 ad oggi a causa della pandemia? Nel primo periodo della pandemia è cambiato il modo di comperare il vino; le piattaforme on-line erano già attive e hanno sopperito alla mancanza del canale Ho.Re.Ca. Poi, il Covid ha portato una maggiore consapevolezza in tutti gli attori della filiera distributiva. Intendo che i produttori hanno iniziato a riflettere in profondità se partecipare o meno alle fiere del vino e come farlo. Gli agenti di commercio ha cambiato approccio concentrandosi su certi settori. Il cliente, enoteca o ristorante, ha ridotto il magazzino.
Tutto questo ha premiato la catena distributiva; noi distributori abbiamo avuto una buona crescita.
E cosa è cambiato nel consumatore finale? Il consumatore sta diventando un po’ più pragmatico; quando va in un ristorante, magari anche gastronomico per fare un’esperienza, non rimane come accadeva una volta, cinque ore assaggiando tantissimi vini. C’è una maggiore disponibilità ad adeguarsi alla proposta del vino al calice e tanti ristoratori si stanno attrezzando per fornire una scelta sempre migliore.
Ha notato dei cambiamenti nel pubblico rispetto ai vini biologici? In parte sì, oggi c’è maggiore attenzione alle cose fatte con responsabilità e buon senso. Occorre però constatare che la ricerca dei prodotti biologici è più forte nel settore alimentare rispetto a quello del vino. Per noi distributori di prodotti di medio-alto livello il mercato del biologico è piuttosto stabile e in linea con le altre tipologie di vini.
Quali sono le sue previsioni per il futuro? Penso che con l’arrivo del PNRR e con la tendenza ad investire maggiormente sul turismo e sulla ristorazione, le prospettive per il futuro siano senza dubbio positive. L’Italia, che è il più bel Paese al mondo, dovrebbe trasformarsi anche nel Paese che accoglie di più al mondo. La cucina, il vino, il bon vivre credo siano il futuro e i nostri figli dovrebbero lavorare su questo; l’Italia non può competere a livello industriale e quindi deve puntare sul turismo. Penso che il mercato, per i vini di qualità, abbia grandi potenzialità ma occorre lavorare a tutti i livelli della filiera.
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