Elena Fucci: moderna ma non modernista
- Paolo Valente
- 2 mar 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Alle pendici del Vulture, una giovane produttrice interpreta il territorio attraverso l’aglianico.

Basilicata. Pendici del Vulture. Uno dei tanti vulcani di cui è punteggiata l’Italia. Un vulcano oggi non più in attività ma ‘giovane’, di soli 130.000 anni.
Siamo a Barile, a 600 m s.l.m. È qui che Elena Fucci coltiva le sue vigne con al centro la sua cantina. Dal 2000. Quando ha dovuto scegliere se lasciar vendere i sei ettari di vigneto acquistati dal nonno negli anni ’60 oppure modificare i suoi progetti di vita e impegnarsi direttamente, anima e corpo, in azienda. La scelta, impegnativa, ha poi coinvolto il resto della famiglia che ha condiviso, con gioia, il progetto di Elena. Oggi siamo qui a parlare della sua azienda e dei suoi vini.
Elena vuole trasformare l'azienda nata come conferitrice di uve a vinificatrice; la cantina trova posto nell'area usata per il ricovero dei mezzi agricoli. Negli anni mancano gli spazi e allora si scava nella roccia vulcanica per ricavare la barriccaia e, infine, un nuovo ampliamento realizzato secondo le tecniche dalla bioarchitettura utilizzando materiali di recupero e riciclo. Nella parte nuova della cantina non vi è alcun impianto di riscaldamento o raffrescamento. La coibentazione e alcuni accorgimenti tecnici consentono di mantenere la temperatura interna tra i 12 e i 20° C sia d’estate che d’inverno. Sostenibilità ambientale ai massimi livelli.
In cantina Elena lavora continuamente alla ricerca della migliore espressione dell’aglianico e quindi sperimenta: dalle piccole botti da 200 litri con doghe dello spessore di 4 cm (circa il doppio rispetto alla norma) alle anfore di terracotta non trattate internamente.
La 2000 è stata la prima vendemmia di Elena in contemporanea all’iscrizione alla facoltà di enologia; solo 1200 bottiglie per il "Titolo" che diverrà il suo vino simbolo e che prende il nome dalla contrada Solagna del Titolo in cui si trovano i vigneti e la cantina.
Nei vigneti, che sono posti nel punto più alto di Barile, si coltiva solo aglianico che viene poi declinato in numerose versioni, sempre e comunque un Aglianico del Vulture marcato dalla presenza del vulcano che con le sue eruzioni ha ricoperto di lava e di ceneri tutta l’area.
In gamma oggi troviamo oltre al classico Titolo DOC, il Titolo Pink Edition IGT, il Titolo by Amphora DOC, il Titolo Superiore DOCG e il Titolo Superiore Riserva DOCG. In ultimo, un nuovo progetto: dai vigneti di oltre 70 anni lo SCEG DOC.
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