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Immagine del redattoreEnzo Patronelli

Cascina Garitina, la barbera fra sostenibilità e tradizione

Situata a Castel Boglione, nella zona sud del Nizza Monferrato, zona d’elezione della barbera, produce vini che sono fra le migliori espressioni del vitigno.

La Cantina, condotta oggi dal vulcanico Gianluca Morino, è stata fondata nel 1900 dalla bisnonna Margherita, detta “Garitina”, da qui il nome dell’azienda.

I Nizza Docg sono ottenuti dai vigneti più vecchi, impiantati del 1939, 1951 e 1969, sono veri e propri cru che danno il loro nome al vino prodotto da ognuno di loro: Vegia, Cec e Margherita. I terreni sono misti, c’è arenaria nella Vigna Vegia, limo e argilla nella vigna Cec e marna bianca nella vigna Margherita.

Poi c’è la barbera riserva Docg “900” che nasce dall’unione di tutte e tre le vigne, che ricorda la data di fondazione della Cantina, il 1900. Dopo la maturazione in tonneau nuovi, si affina per ben 4 anni in bottiglia per permettere ai 3 diversi cru di armonizzarsi e fondersi in un perfetto equilibrio sensoriale fra le tre diverse anime delle barbera.

Ma tutta questa tradizione è solo la base di partenza per l’inarrestabile Gianluca Morino che sforna novità a getto continuo, anche spiazzanti, come l’idea di mettere il tappo a vite su tutti i vini prodotti dall’azienda. I tappi a vite usati in Cascina Garitina hanno diverse gradazioni di passaggio dell’aria, e dopo varie prove e ricerche, quelli che fanno passare meno aria vengono posti sui vini che potrebbero fare un lungo invecchiamento. I vini definiti da Gianluca “freschi”, hanno un tappo a vite che consente un maggior ingresso d’aria, con risultati eccellenti in entrambi i casi.

Abbiamo chiesto a Gianluca Morino cosa l’ha condotto a usare i tappi a vite, e la sua risposta è stata questa: “La ragione principale è che non c’è mai la certezza di avere un tappo di sughero immune da potenziali difetti, e questo per me che vendo molte bottiglie all’estero era un grande problema. Ogni volta che accadeva, a parte la delusione del cliente, c’erano bottiglie che facevano viaggi a vuoto consumando risorse ed energie preziose e inquinando per nulla.”

Sostenibilità e vino

“Inoltre, ho anche ridotto il peso delle bottiglie, sono passato da oltre 700 grammi a 560, usando una bottiglia particolare prodotta in Francia.” Prosegue Gianluca mostrando la bottiglia.

“Il che vuol dire meno energie e carburante per spostarle.

Ma dirò di più, si consumerebbero ancora meno risorse mettendo il vino in lattina! E vi spiego perché. Innanzitutto il peso è molto inferiore rispetto alla bottiglia in vetro, poi l’ingombro: un bancale di vino nella lattina da 250 ml, contiene 1000 litri di vino contro i 450 litri contenuti in un bancale di bottiglie. Inoltre l’alluminio è totalmente riciclabile come il vetro, ma si raffredda molto prima in frigo, quindi si consuma meno energia per raffreddarlo. Certo che in Italia un discorso del genere non potrebbe funzionare, attualmente. La tradizione del vetro e del tappo di sughero in Itala è fortemente sentita, ma bisognerebbe tener presente alcuni dati: 1) Barolo, Brunello etc. etc. che fanno lunghe maturazioni e affinamento, sono meno del 3% del mercato. 2) Il 97% dei vini messi in commercio vengono consumati entro 2 anni. 3) La lattina la apri e la finisci, puoi anche aprirla da solo e berla tutta senza temere che resti del vino.”

“E poi io ho un sogno” dice Gianluca Morino mentre gli occhi si illuminano. “Fare un vino totalmente in lattina, e secondo me ce la farò fra non molto, poi potrei anche andare in pensione.” Conclude sorridendo, per poi proseguire.

“Ho già contattato una start up spagnola che fa condizionamento in lattina. Il loro mercato sono soprattutto gli Stati Uniti, la Germania, l’Inghilterra e l’Asia. Mentre è in crescita in Scandinavia dove sono molto attenti alla sostenibilità. Il vino in lattina, visto che non si vede e che la metà viene bevuto direttamente dalla lattina, e quindi il naso non è essenziale, deve essere aromatico in bocca e noi qui abbiamo il brachetto che sarebbe perfetto. E poi io già lo lavoro in maniera che abbia solo 5,5 gradi alcolici, in pratica come una birra. E così avremmo un nuovo mercato da esplorare, un nuovo segmento giovane di clienti per un bere spensierato, allegro, leggero e soprattutto attento alla sostenibilità ambientale.

Con questa affermazione si conclude la visita in cantina e si accende la curiosità sugli sviluppi futuri degli intenti di Gianluca Morino. Passando agli assaggi, abbiamo degustato tutte le declinazioni della barbera prodotto dalla cantina, da quelli freschi e succosi ai cru affinati a lungo, fino al sorprendente passito di uve barbera in cui sapidità e acidità supportano magnificamente la dolcezza.


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