Tanto genio, altrettanta sregolatezza: oggi compie gli anni Paul "Gazza" Gascoigne, una delle icone del calcio degli anni '90.
Essendo nato e cresciuto nel nord dell'Inghilterra, Paul Gascoigne è più un tipo da birra che da vino. Anzi, da birra come accompagnamento per buttare giù il gin. Quindi la domanda è: perché siamo qui a omaggiare Gazza nel giorno del suo 55esimo compleanno? Semplice: perché lo amiamo. Come si fa a non voler bene a un tipo come lui? Le sue "gazzate" sono ormai leggendarie, ma Gascoigne non è un pazzo qualsiasi: rientra nel ristretto club dei pazzi che hanno talento, e questo fa tutta la differenza del mondo.
Scrivere un pezzo su Gazza senza citare i suoi mitici scherzi sarebbe come andare nelle Langhe a non assaggiare il barolo (potevamo scrivere Roma e non vedere il Papa, ma trattandosi di un sito dedicato al vino abbiamo fatto uno sforzo in più). L'elenco degli scherzoni di Gazza sarebbe sconfinato così, per ragioni di pura pigrizia, elencheremo i tre migliori a nostro insindacabile giudizio.
- Quella volta che sul pullman è seduto vicino a Zoff e legge il giornale, il bus imbocca una lunga galleria e all'uscita Gazza è sempre seduto vicino a Zoff col giornale in mano, ma è completamente nudo
- Quella volta che la BBC, per presentare le formazioni in campo, chiese ai giocatori di registrare un video in cui dicevano il proprio nome e Gazza disse "fucking wanker", letteralmente "fottuto segaiolo", in senso figurato più o meno "brutto idiota". Nessuno se ne accorse e per tutto il mondiale Italia '90 andò in onda
- Quella volta che durante un allenamento del Tottenham Gazza si offrì di andare a recuperare un pallone finito nel bosco, fece perdere le sue tracce e risbucò dallo stesso punto esattamente 24 ore dopo, durante l'allenamento, col pallone in mano urlando: "L'ho trovata!"
Genio totale, frotte di autori televisivi pagherebbero per avere idee così. Ma le freddure sono un'altra specialità del ragazzone di Gateshead:
- un inviato della tv norvegese prima di Norvegia-Inghilterra: "Gazza, hai un messaggio per la Norvegia". "Sì, fuck off Norway!"
- un giornalista italiano gli fa una domanda sulle sue condizioni di salute, lui risponde con un rutto e il reporter incassa con grande sportività
- fine partita di un Italia-Inghilterra epico, Paul Ince ha una vistosa fasciatura bianca in testa e Gazza commenta: "Ma l’avete visto Ince in campo a Roma con la testa fasciata? Sembrava una pinta di Guinness che correva per il campo" (qui la foto che aumenta l'efficacia della battuta di circa il 100%)
Senza lo smisurato talento che lo ha reso un centrocampista unico nel suo genere, probabilmente Gazza sarebbe il tipico personaggio da pub inglese: posto fisso al bancone, pinta in mano e naturale tendenza alla rissa. Normale, dunque, che per lui la birra e l'alcol in generale siano un vero riferimento culturale. Anche l'esultanza più iconica, quella dopo il fantastico gol alla Scozia negli Europei del '96, è a tema alcolico: capelli biondo platino, maglia dell'Inghilterra come al solito stupenda, Gazza salta il roccioso Colin Hendry con un pallonetto in corsa e la mette dentro al volo. Pizzul direbbe "aahh, come gioca Gazza", lui si butta a terra e i compagni inscenano la "sedia del dentista" lanciandogli spruzzi di acqua (gin) in bocca.
Poesia anche questa, mentre sugli spalti i tifosi cantano "Football is coming home" senza sapere di aver dato inizio a una bellissima maledizione, almeno dal punto di vista degli italiani (qui, per non pensare al fatto che non giocheremo il mondiale, potete rivedere la finale degli Europei 2020 con commento in inglese)
Nulla è stato banale nella vita di Gascoigne: l'infanzia difficile a Gateshead, l'esordio nella sua squadra del cuore (il Newcastle), la Gazza-mania dopo Italia '90 con il cartellino giallo preso in semifinale (Pavel Nedved lo imiterà in Champions League qualche anno dopo), il passaggio alla Lazio tormentato dagli infortuni prima del ritorno in Scozia per una delle tante rinascite.
Poteva avere una carriera migliore? Certo che sì. Ma il destino ha riservato a Gazza il ruolo di massimo esponente nella categoria "ciò che poteva essere e non è stato". E tutto sommato, forse è un po' cinico dirlo, a noi è andata bene così, perché ci ha permesso di osservare a bocca aperta una cometa veloce ma indimenticabile. La sua spontaneità, in campo e fuori, ci ricorda la nostra infanzia. Nelle sue follie ritroviamo tutte le scelte sbagliate che abbiamo fatto nella vita. Le sue fragilità sono anche le nostre. Per questo gli vogliamo bene, perché è uno di noi.
Purtroppo per lui, spesso l'alcol ha accompagnato i suoi alti e bassi, rivestendo quasi sempre un ruolo negativo. "Ora so controllarmi, so quando posso bere e quando no", ha detto Gazza nel bel documentario di Jane Preston dedicato a lui. Noi glielo auguriamo davvero, anche solo per poter ascoltare ancora per tanto tempo le sue fantastiche storie da fuoriclasse.
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