Dal 17 al 19 novembre 2023 i comuni della Valle del Belìce presentano i loro territori.
Saranno tre giorni all’insegna della biodiversità, della sostenibilità e dell’agroecologia grazie anche al convegno dedicato a questi temi dal titolo “La viticoltura mediterranea alla sfida del cambiamento climatico: strategie e tecniche di contrasto alla desertificazione e prospetti vedi adattamento per la sopravvivenza dei sistemi agricoli”
In un territorio fortemente agricolo, con scorci mozzafiato su distese di viti e ulivi affacciati su un mare cristallino, 12 Comuni della Valle del Belìce (Menfi, Salemi, Salaparuta, Poggioreale, Gibellina, Partanna, Montevago, Santa Margherita Belice, Contessa Entellina, Sambuca di Sicilia, Caltabellotta, Santa Ninfa) hanno dato vita ad un Gruppo di Azione Locale–GAL- per mettere a sistema le risorse culturali, paesaggistiche ed economiche del territorio nell’ottica di una valorizzazione collettiva.
La Valle del Belìce è un territorio molto vasto che si snoda tra le province di Trapani, Palermo e Agrigento, ricco di storia e di splendidi paesaggi naturali quello che la Rete dei Borghi della Valle del Belìce e il Comune di Menfi si sono promessi di promuovere, creando un modello di accoglienza e disponibilità capace di dare valore al territorio e alle sue produzioni tipiche come vino, olio, formaggi e tanto altro.
Nell’anno del riconoscimento di Menfi Città del Vino 2023, dal 17 al 19 novembre, si parlerà proprio di sostenibilità. In una realtà in cui il numero di aziende bio certificate risulta essere il più alto d’Italia, la Rete dei Borghi della Valle del Belìce vuole promuovere un approccio ancora più vasto e profondo, che incida maggiormente sulle specificità territoriali.
Quello di cui parliamo è un ecosistema, che se non protetto e custodito, verrà compromesso dalla desertificazione. E si parla di una terra la cui fama risale all’origine del tempo, quando il Belìce era una via d’acqua navigabile, uno dei tre bacini idrografici più importanti dell’isola, fulcro di commerci e scambi, simbolo di unione e non divisione tra popoli. Le sue acque venivano utilizzate per irrigare i campi attigui, il suo bacino aveva una importanza strategica per lo scambio di merci. Il territorio stesso, ora ricordato per lo più a causa del terremoto che lo distrusse nel 1968, è in realtà una delle culle della civiltà mediterranea, il luogo dove si sono alternate le stirpi fenicie, greche, arabe e normanne, che hanno regalato ai borghi le vestigia delle loro culture.
In questo pezzetto di Sicilia alle meraviglie dell’uomo si intrecciano a quelle della natura, in un caleidoscopio di colori e paesaggi su cui tra tutti dominano le distese di vigneti, che offrono uno scenario incomparabile, in un luogo in cui la cultura della vite e del vino è antica quasi quanto l’uomo.
Non a caso in questo fazzoletto di terra si trovano alcune tra le Doc più note della Sicilia e la Valle del Belìce è patria di alcuni Presidi Slow Food tra i quali la Vastedda, unico formaggio Dop di pecora a pasta filata italiano: dal sapore fresco e acidulo ma non piccante, in bocca sprigiona una nota burrosa insieme a un retrogusto di erbe tipiche della valle, come graminacee e valeriana. O i carciofi spinosi di Menfi, che si dice fossero i prediletti da Goethe, famosi per la loro aromaticità e delicatezza. E ancora l’olio, frutto di una delle cultivar più rinomate della zona, la Nocellara del Belìce, un’oliva particolarmente grossa e gustosa, una delle più riconoscibili ed esportate in tutto il mondo, che regala un olio con un’acidità molto bassa e che profuma di mandorla, pomodoro verde, erba falciata, carciofo ed erbe aromatiche e in bocca risulta leggermente piccante con una nota dolce sul finale.
Tutti prodotti al centro della tanto conosciuta e celebrata Dieta Mediterranea.Al vino e al suo ruoloall’interno di un regime alimentare sano,l’Associazione Nazionale Donnedel Vino–DelegazioneSicilia,dedica il convegnoIl valore alimentare delvino ed il bere consapevole, che si terrà venerdì 17novembre presso la Biblioteca di MenfiDare un futuro a questi luoghi e a queste produzioni è possibile soltanto sensibilizzando enti eistituzionisull’emanazione di leggi e sulla creazione di opportunità di sviluppo per le aziende cheintendono essere pioniere sui temi dell’agroecologia. Perché si possano continuare a degustarenegli anni a venirele eccellenze di questa terra, affondare i piedi sulle distese di sabbia o scorgerele tartarughe CarettaCarettadeporre le uova,sorseggiando al tramonto un calice divino.L’impegno del Gal Valle del Belìce attraverso il progetto Rete dei Borghi Valle del BelìceIl progetto Rete dei Borghi Valle del Belìce–finanziato dalGALValle del Belice-sisviluppaattraverso azioni intersettoriali che mirano alla creazione di un network di imprese che collaboranoe cooperano per la creazione e lo sviluppo di un’offerta turistica relazionale integrata e coordinata.L’area di intervento prevalente è quella del turismo, in particolare quello rurale ed esperienziale.Tale settore rappresenta una fetta importante dell’economia siciliana (circa il 15% del PIL regionale)e un’ancora di salvezza per i territori meno industrializzati dell’entroterra e per le fasce piùvulnerabili della popolazione, che vi hanno trovato occupazione. In particolare, parlando di questoterritorio, vanno tenuti presenti i comuni che fanno parte del Gruppo di Azione Locale: Salemi,Salaparuta, Poggioreale, Gibellina, Partanna, Montevago, Santa Margherita Belice, ContessaEntellina, Sambuca di Sicilia, Caltabellotta, Menfi, Santa NinfaIl progetto intende promuovere il turismo sostenibile, valorizzando il patrimonio artistico eculturale, l’artigianato e il settore agroalimentare del territorio del Belice. Si propone di creare unarete di cooperazione reale tra microimprese, associazioni e operatori della filiera turistica,produttiva e di beni culturali al fine di creare un’offerta turistica relazionale/esperienziale di qualitàattraverso lacondivisione di strategie di promozione e marketing, di risorse e di processi di lavorocomuni.Il territorio della Sicilia sud-occidentale ha mostrato recentemente uno spirito proattivo, innovandoe valorizzando le risorse proprie non riproducibili in altri contesti, nell’ottica di un’economiacompetitiva legata alla sua vocazione agricola e zootecnica. Si è assistito a nuove forme didiversificazione dell’economia collegate al settore turistico e alle attività agricole connesse, con lanascita di attività alberghiere ed extra-alberghiere.Con l’evoluzione della domanda turistica, il turismo di massa sta scomparendo a favore di numerosenicchie che offrono esperienze turistiche uniche e specifiche. In tal contesto, la Sicilia dispone diingenti potenzialità per lo sviluppo del turismo ambientale, culturale e rurale. Di straordinario valorein questo contesto è il modello di turismo relazionale/esperienziale che offre esperienze uniche especifiche di turismo lento, mettendo al centro il territorio, i prodotti e le comunità meno note.
Comments