La storiografia ufficiale parla di cause naturali ma...
Il 5 maggio del 1821 morì Napoleone Bonaparte. Al di là della sua epopea e dell’iconografia legata al suo personaggio, è una data che ricordiamo anche grazie agli immortali versi della poesia di Alessandro Manzoni.
Nella notte tra il 4 e il 5 maggio, ormai in stato comatoso, Napoleone spirò. Nato in Corsica, aveva 51 anni e si trovava, dopo la sconfitta di Waterloo, da oltre cinque anni esule nell’isola britannica di Sant’Elena, nel mezzo dell’Oceano Atlantico.
Sono passati più di 200 anni, ma continuiamo ancora a chiederci come morì e per quali cause. Perché esiste una versione ufficiale, ma anche una teoria alternativa più misteriosa. Le sue spoglie e gli oggetti appartenuti al suo ultimo esilio giunsero a Parigi solo 20 anni dopo, e anche questa è una vicenda che ha scatenato dubbi e riflessioni.
Napoleone morì di cancro allo stomaco, malattia per la quale era morto anche suo padre. Ma studi, analisi, testimonianze lasciano spazio anche all’ipotesi dell’avvelenamento con arsenico, forse per ordine del governo inglese o, addirittura, per un movente passionale. Pare infatti che, nella residenza di Sant’Elena, Bonaparte avesse un’amante: la moglie del cantiniere, il quale lo avvelenò per gelosia… del resto a noi le storie dei cantinieri non lasciano indifferenti!
Gli esili di Napoleone suscitano ancora un grande interesse e hanno lasciato importanti eredità.
All’Isola d’Elba, infatti, dove consumò il suo primo esilio tra il 1814 e il 1815, è ancora vivo il suo ricordo. In questo caso si trattò in realtà di un ritiro volontario, scegliendo egli stesso l’Elba dopo la sconfitta di Lipsia e l’abdicazione. Nell’isola Napoleone, dopo una vita movimentata, si fermò e si dedicò a governare il suo nuovo mini-regno dove portò molte innovazioni, dedicandosi anche alla coltura della vite, spinto soprattutto dalla moglie Giuseppina, decisamente appassionata di vino.
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